venerdì 27 novembre 2015

Gli Stili della Danza Orientale: La danza col Velo

La danza orientale (in arabo Raqs sharqi)ndica la danza classica orientale che si è sviluppata nelle corti principesche del medioriente.

La danza orientale viene spesso accompagnata da numerosi accessori tra i quali troviamo: doppio Velo.
Chiamata Danza Hawzi, è considerata nel mondo arabo la più raffinate delle danze orientali di tutti i tempi, origine dall Algeri.

L’origine del velo nelle culture antiche va visto come elemento rituale, legato alla nascita e alla morte, alla rigenerazione: erano velate le divinità, e quindi anche le sacerdotesse; d’altro canto, il velo segna ancora oggi i momenti rituali della vita, dal velo della sposa al sudario con cui si ricoprono i corpi dopo la morte.

Nelle religioni antiche, il velo era caratteristica delle divinità femminili che dovevano scendere nel regno dell’aldilà: Demetra per i Greci e i Romani, o Ishtar per i Babilonesi. Ishtar, in particolare, nel suo viaggio ultraterreno deve attraversare sette porte, e a ogni porta deve spogliarsi di un velo.

La parola stessa, velo, viene dal latino velum, tenda, perché indicava in origine una tenda che, all’interno del tempio, separava la zona sacra riservata al sacerdote da quella pubblica, dedicata al culto.

Nel 1893 viene pubblicata la Salomè di Oscar Wilde, in cui c’è una scena con la danza dei sette veli, anno cruciale per la storia del velo nella danza orientale dei nostri giorni.

Intorno a questa danza si scatenarono scandali e si accese la fantasia degli occidentali, ma si determinò anche, per la prima volta, il passaggio della danza orientale su un palcoscenico. 

L'ingresso definitivo del velo nella danza del ventre egiziana risale agli anni Quaranta del Novecento ed è opera di Samia Gamal: la sua insegnante russa, Anna Ivanova, le insegnò l’uso del velo nelle entrate in scena e alcune figure con le braccia, ispirate alle danze popolari del Caucaso. 

In questa fase abbiamo una distinzione della danza col velo americana e egiziana: mentre la danzatrice egiziana  utilizza il velo facendolo volteggiare per creare uno spazio scenico, quella americana lo drappeggia intorno al corpo per poi toglierlo e "giocarci" tantissimo ( questo verrebbe visto come uno spogliarello in Egitto!).

Ma è grazie agli americani se oggi abbiamo altre versioni "evolute" del velo come il doppio velo, le ali di iside, il fin veil e il recentissimo veil poi.


Comunque sia andata storicamente, il velo è oggi parte integrante del repertorio della danza orientale. Il suo uso può essere anche semplificato, e si adatta quindi persino a chi è una neofita della danza. 

Il velo solitamente è di mussola o di chiffon, comunque di un tessuto sottile e trasparente, spesso lucido, e sempre di colori che si abbinino con il costume. Può essere rettangolare oppure semicircolare.

La danzatrice gioca con il velo disegnando figure definite "aperte" o "chiuse" nel volteggiare della sua danza. Il velo non tocca mai terra, le braccia della ballerina sono sempre tese e accompagnano il suo movimento.

Il velo diventa contorno dei movimenti della ballerina: le forme da esso creato sono la cornice della sua danza.

" Il velo nella danza orientale è come un fiore da cogliere e lasciare, riprendere ed avvolgere intorno al corpo, è una nuvola, un tratto di arcobaleno, un sospiro, un abito nel quale nascondersi e scoprirsi. E' un compagno di giochi a nascondino con il quale alternarsi seguendo la musica per esprimere intimità, dolcezza, vitalità, complicità.
I movimenti lo fanno scivolare sul viso, poi sul corpo, raggiungendo il cielo per poi toccare terra.
Ecco che si riscopre il proprio mondo interiore di fantasia e sensualità..."

Fathen Aoued

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